La storica rivalità tra Juventus e Napoli, i maggiori favoriti per il titolo dopo il girone d'andata, dopo anni di dominio bianconero sembra più che mai in bilico. Gli azzurri, che hanno perso il primo scontro diretto al San Paolo, al momento guidano la classifica con un solo punto di vantaggio dalla banda di Allegri ma il ciclo del Napoli sembra essere arrivato al tramonto: quest'anno ha l'ultima chance per rilanciarsi vincendo uno scudetto che manca ormai dai tempi di Maradona se no sarà fallimento. Per conquistarlo però dovrà superare la fame di vittorie di una Juventus, che dopo i sei titoli vinti di fila, non ha intenzione di fermarsi.
In queste ultime stagioni i principali duelli sul campo hanno un po' oscurato il lavoro dei protagonisti in panchina. Soprattutto quello di Allegri, arrivato alla Juventus nello scetticismo generale, per poi confermarsi un tecnico vincente in Italia (3 scudetti e 3 Coppe Italia vinti di fila) ma capace anche di raggiungere due finali di Champions nelle ultime tre edizioni. Questo grazie soprattutto alle stelle che può avere a disposizione ma anche per i suoi cambiamenti tattici che hanno di fatto svoltato le stagioni. L'anno scorso dopo una tragica partenza in campionato provò il 4-2-3-1 nella gara in casa contro la Lazio, veste che si rivelò perfetta per i suoi interpreti visto gli obiettivi poi raggiunti. Anche quest'anno dopo un inizio di alti e bassi, con molti gol subiti (la maggior parte dei tifosi pensava fosse colpa dell'assenza di Bonucci, chiedere al Milan per la verifica) ha rivoluzionato la squadra togliendo un giocatore offensivo, lasciando in panchina anche Dybala, per passare al centrocampo a tre con un Matuidi in più per coprire meglio la difesa. Risultato: dopo il ko con la Sampdoria sono arrivati 6 successi e 1 pareggio con ben 5 clean-sheet e un solo gol al passivo, che hanno portato i bianconeri a -1 dalla vetta. Il tecnico toscano anche questa volta si è rivelato bravo a gestire i suoi top-player e i nuovi acquisti cambiando disposizione in campo nel momento migliore della stagione.
Sarri invece, certamente con un materiale tecnico inferiore e con pochi ricambi all'altezza dei titolari, dopo due stagioni più quella in corso non ha ancora vinto niente con il "Napoli dei record". Al primo anno, dopo essere stato campione d'Inverno, ha chiuso al secondo posto in campionato dietro la Juve con il record di punti (82), di vittorie in campionato (25) e di reti stagionali in tutte le competizioni (106) della società partenopea. Nel secondo anno sulla panchina azzurra termina al terzo posto in campionato con il nuovo record di punti in Serie A (86), vittorie in campionato (26), reti stagionali totali (115), in aggiunta al maggior numero di reti realizzate (94) in Serie A. Tutti primati che alla fine sono valsi a poco a livello di trofei visto che anche in Coppa Italia è uscito due volte ai quarti di finale e una in semifinale. Anche in Europa se la sconfitta agli ottavi contro i campioni del Real Madrid ci può stare, non è ammissibile uscire dai gironi di Champions contro lo Shakthar. Il limite di questo Napoli sembra proprio l'opposto di quello della Juventus, in grado grazie alle idee del suo tecnico di cambiare modulo in corso d'opera, mentre quello partenopeo resta sempre fossilizzato sul marchio di fabbrica, un 4-3-3 che garantisce forse il miglior calcio d'Italia ma se non ha alternative diventa un boomerang. Sarri insomma è con le spalle al muro: o quest'anno vince lo scudetto e viene portato in trionfo o passerà alla storia come colui che con il suo credo ha incantato tutti i campi di Serie A, ma da perdente.