"Guidare una big? Non mi ricordo di essere mai stato in una grande squadra. L’Inter mica era una grande squadra, almeno come valori tecnici". Sono le parole di Gian Piero Gasperini, allenatore dell'Atalanta, che con la Dea sta compiendo un vero e proprio capolavoro portando la squadra di Bergamo a conoscenza delle grandi d'Europa come il Lione. Giovedì c'è il Borussia Dortmund: "Non siamo i favoriti, ma cercheremo di metterli in difficoltà". L'Atalanta, insieme a Juventus, Lazio e Milan, condivide il primato di essere ancora competitiva su tre fronti.
Senza dubbio il merito è di Gian Piero Gasperini sulla panchina della Dea dallo scorso anno è centrando subito la qualificazione in Europa League. Obiettivo, continuare l'impresa: "Io non rinuncio proprio a niente. Voglio onorare al massimo tutte le competizioni con la speranza che poi qualcosa mi resti in mano. Continuiamo così. l’Europa League ora ci attizza ma bisogna tornare all’inizio, all’estate. Eravamo partiti con l’intenzione di fare una bella figura, il girone era ostico. Poi strada facendo abbiamo visto la possibilità di qualificarci al turno successivo e l’abbiamo colta. Gli obiettivi non si possono fissare in modo definito all’inizio della stagione, ma li costruisci volta per volta. Col Borussia Dortmund non siamo i favoriti, ma cercheremo di metterli in difficoltà. Non posso dire che la spunteremo noi, ma sicuramente ci giocheremo le due partite al meglio. Abbiamo l’ambizione di voler spostare più in alto l’asticella. Anche in Coppa Italia contro il Napoli pareva che l’Atalanta non avesse possibilità e invece siamo andati avanti noi. Insomma, ribadisco che noi non molliamo niente".
Gasp al vetriolo contro l'Inter e guarda al futuro: "Guidare una big? Non mi ricordo di essere mai stato in una grande squadra. L’Inter? Ma quella mica era una grande squadra, almeno come valori tecnici. Estero? Non amo molto quel tipo di esperienza. Io sto bene in Italia, nel mio mondo. Per espatriare dovrebbe arrivarmi qualcosa di davvero importante e affascinante. So che gli allenatori italiani ovunque vadano fanno bene. La nostra scuola è la migliore anche perché la Serie A è il campionato più difficile".