Vede il bicchiere mezzo pieno il presidente del Coni, Giovanni Malagò, nell’ultima giornata delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014: “C'è delusione per l'oro non vinto, ma avevo detto che dovevamo fare meglio di Vancouver e così è stato: le previsioni sono state rispettate”. In effetti, sono otto le medaglie conquistate dagli azzurri in Russia (due argenti e sei bronzi), tre in più rispetto alle cinque portate a casa in Canada.
Tuttavia, nel 2010 brillava l’oro olimpico vinto da Giuliano Razzoli nello slalom speciale di sci alpino, mentre quest’anno le migliori medaglie azzurre sono gli argenti di Innerhofer nella discesa libera e di Arianna Fontana nei 500 metri di short track. Se c’è un pizzico di amarezza, nella spedizione di Sochi, questa viene dal numero di ‘medaglie di legno’ raggranellate dagli atleti italiani: “Otto medaglie, e otto quarti posti - ha commentato il presidente del Coni - sono un record assoluto, il 100%. Ma su 110 atleti in gara abbiamo conquistato 58 finali". Qualche nota stonata, comunque, c’è. “Mancano all'appello tre settori - ha sottolineato -: il pattinaggio di velocità, il bob e lo skeleton. Sport in cui non abbiamo fatto tutto quello che ci si aspettava".
Non resta che chiudere il bilancio e guardare al futuro, quindi alle Olimpiadi del 2018 a Pyeongchang: "Non mi accontento - sottolinea Malagò -, ma sono soddisfatto. L'Italia in Corea deve prendere da 10 a 13 medaglie, ma con una diversa ripartizione degli ori, che dovranno essere tre o quattro".