La Spagna si è spaccata, la frattura con il governo catalano è evidente. Domenica 1 ottobre in Catalogna si voterà il referenduum per l'indipendenza, dichiarato illegale dal Governo spagnolo e che è molto sentito soprattutto nella capitale catalana. Il clima che si respirà in città è quello della guerra civile, soprattutto dopo il blitz della Guardia Civil negli uffici del governo catalano lo scorso 20 settembre, atto che ha portato all'arresto di 14 persone. Una situazione incontrollabile e che si teme possa scoppiare in scontri molto violenti proprio domenica, qualora l'esercito decidesse di impedire con la forza il voto delle persone.
La frattura si è allargata, come una crepa sul ghiaccio, arrivando a coinvolgere anche i calciatori. Il primo a lasciarsi coinvolgere pubblicamente è stato Piqué, catalano fino alle ossa, che con un messaggio su twitter ha voluto far sapere il suo pensiero: "Da oggi fino a domenica esprimiamoci pacificamente. Non diamogli nessuna scusa. È quello che vogliono. Cantiamo con fermezza: #Voteremo!". Il suo sostegno alla causa indipendentista non è però piaciuto al capitano della sua Nazionale, Sergio Ramos, leader anche del Real Madrid, squadra simbolo della Spagna monarchica e che deve il suo nome proprio a un re: il nome originario della società era Madrid Club de Fútbol; nel 1920 però re Alfonso XIII, tifoso della squadra, decise di apporvi la parola "Real" facendo applicare inoltre una corona sul simbolo. Un contesto da non sottovalutare nello scontro tra la città di Barcellona e il resto della spagna, una città che ha riversato nel calcio tutto il suo patriottismo indipendendista, con cori, frasi, colori e gesti che si tramandano dal 1942, anno in cui Isabella unificò la Spagna.
Presupposti che hanno fatto sentire Ramos in dovere di intervenire e di bacchettare il compagno blaugrana con due diversi tweet: "Ognuno di noi è libero di dire ciò che pensa, sebbene come capitano devo preoccuparmi dell'atmosfera della Nazionale e Gerard sapeva cosa stava facendo". E poi: "Questa cosa potrebbe causare un frattura nella squadra una settimana prima delle due cruciali partite di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. Il tweet non è stata la cosa migliore se non vuole essere fischiato". La disputa è tutt'altro che finita e continuerà dentro e fuori dal campo.