La storia della Lazio. Il romanzo biancoceleste

Pubblicato il 28 febbraio 2025 alle 13:02
Categoria: Libri di Sport
Autore: Wilma Gagliardi

 La storia della Lazio. Il romanzo biancoceleste

Un amore troppo grande, a volte ingestibile, che si trasmette di padre in figlio. Una società sempre in bilico tra gioia e tormento – Luigi Salomone – La storia della Lazio. Il romanzo biancoceleste - Diarkos editore – Pag. 243 – Euro 18.00.

di Giuliano Orlando

Su tutto, la primogenitura regionale assoluta, tra le società di calcio. Una nascita inconsueta, visto che avviene su una panchina, in piazza della Libertà, nel cuore di Roma, quartiere Prati con vista sul Cupolone. E’ il 9 gennaio 1900, nove giovanotti ideano una società atta a praticare corse…podistiche. La finalità è quella di aggregare i giovani a fare sport tutti assieme. Il calcio arriva qualche tempo dopo, sotto la spinta di uno sport che cresce a vista d’occhio. Scelgono il nome Lazio, per andare oltre la città di Roma, in un contesto molto più ampio. I colori sono il bianco e il celeste per onorare la Grecia olimpica, l’aquila è l’emblema della grande potenza di Roma imperiale. Il meglio del meglio. I fondatori a loro volta hanno storie pre e post fondazione, che confermano lo spirito ribelle che etichetta da sempre la società. I fratelli Luigi e Giacomo Bigiarelli, possono rappresentare l’emblema. Il primo bersagliere nella battaglia di Adua, abilissimo negli affari e marciatore di alto livello, con tempi da campione. Il secondo sognatore e viaggiatore, lascia l’Italia per l’America, con una sosta in Scozia, poi gli USA e il Canada, lasciando cognomi diversi nelle varie tappe. Altro capitolo non meno importante, il rifiuto assoluto di essere incorporata in una sola società capitolina, denominata Roma! Siamo negli anni della marcia sulla capitale, il fascismo detta legge e arrivano anche le prime normative sullo sport e sul calcio in particolare. Tra queste, incorporare le varie società regionali in una sola denominazione. Idea vista come il fumo negli occhi dalla Lazio. Due volte rischia di finire nel calderone, ma è abile a restare sola e unica. L’abilità dell’autore è quella di raccontare la storia con episodi e curiosità, gestendo l’aspetto statistico dei campionati, tornei e altro, senza annoiare o esagerare. Una sceneggiatura secolare che ha il pregio di possedere nel suo alveo, un passato storico e un presente continuo. E’ un presente storico, quando nel 1912 e nel 1927 le autorità fasciste tentarono di far sparire la gloriosa Lazio. Ci si ritrova in una realtà odierna, raccontando la lotta ai vertici del partito, tra federali, prefetti e interventi del CONI, per far valere la propria posizione. La Lazio per sua fortuna ha il generale Giorgio Vaccaro, un genio della diplomazia, che salva la società, con mosse degne di un prestigiatore. Nel capitolo dei grandissimi giocatori che vestirono la maglia bianco-celeste, su tutti svetta Silvio Piola, il bomber dei bomber.  Una specie di Enrico Toti del calcio. Capace di segnare gol di testa nonostante l’avesse fasciata per una ferita rimediata in partita. Altro eroe della Lazio, il portiere Bob Lovati, bandiera a tutti i livelli, prima sul campo, in seguito come allenatore e dirigente. Due nomi scritti a lettere cubitali nella storia della società, casualmente nati in Lombardia. Accanto a Lovati, un altro portiere di vaglia, Felice Pulici, fisico statuario e carattere mite, grande ma non sempre fortunato. Fino a Giorgio Chinaglia, mito assoluto e Beppe Signori.  Poteva mancare un duello vero, nella storia della Lazio? Figuriamoci. Avviene nella primavera del 1930. Il portiere bianco-celeste Ezio Sclavi, piccato per un articolo riguardante la sua convocazione in nazionale fatta da Vittorio Pozzo, schiaffeggia il giornalista Eugenio Danese, autore a suo giudizio del servizio. La sfida la vince Sclavi e qui esce a sorpresa la verità. A scrivere l’articolo non è stato Danese ma un altro collega. Per fortuna la ferita è poco più di un graffio. Pagine intense che illustrano la genesi di una squadra dove si passa dalla vetta più ambita, il primo scudetto nel 1974, l’epoca dei grandi presidenti, da Umberto Lenzini arrivato dagli USA a Sergio Cragnotti romano di Porta Metronia, fino a Claudio Lotito che spunta nel 2004 e rivoluziona tutto. Poi ci sono gli allenatori e la Lazio ne ha incorporati parecchi di alto livello. Da Maestrelli a Zeman, da Dino Zoff che salirà fino alla vetta della presidenza, a Eriksson, per citare solo alcuni dei nomi hanno lasciato il segno. Dalla discesa nel precipizio della serie B, alle risalite. La tifoseria e i suoi drammi. L’uccisione di Vincenzo Paparelli nell’ottobre 1979, colpito da un razzo sparato da tale Giovanni Fiorillo, soggetto a dir poco ricco di ombre. Quella di Gabriele Sandri, detto Gabbo, causata dalla follia di un agente di polizia, su una piazzuola di Badia del Pino, uscendo dall’autogrill. La morte di Re Cecconi, tanto insensata quanto misteriosa. Per capire questa società, occorre ricordare la citazione di Felice Pulici, il portiere del primo scudetto nel 1974. Dice: “La Lazio non è una squadra di calcio. La Lazio ti entra dentro, ti cattura, è lei che ti sceglie e, come i giovani figli di Sparta, attira a sé solo chi è disposto a soffrire, perché quando c’è la Lazio di mezzo non c’è mai nulla di facile”. Una profezia reale e sempre attuale. Un bel libro ricco di storia e passione.                                                                                                                                                                  

Giuliano Orlando