Le strategie di CIO e IBA con possibile finale a sorpresa pensando ai Giochi 2028
di Giuliano Orlando
I mondiali maschili sono alle porte (1-14 maggio) e, stando alle informazioni della vigilia a Tashkent in Uzbekistan, sarà una rassegna con numeri record, oltre che premi superlativi. L’appuntamento gestito dall’IBA indica oltre cento nazioni e 640 pugili. La domanda è capire quale significato abbia l’appuntamento sia in proiezione Giochi di Parigi 2024, che nella prospettiva che guarda addirittura a Los Angeles 2028. Mi spiego. La politica dell’IBA è in netto contrasto con quella del CIO, dalle mancate elezioni, dalla non trasparenza dei conti e il rifiuto a far conoscere al CIO l’ammontare della sponsorizzazione con Gazprom, oltre alla presenza ai tornei a in particolare ai mondiali, di Russia e Bielorussia. Dove è in atto il boicottaggio di Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Irlanda, Polonia, Ucraina, Svezia, Norvegia, Repubblica Ceca, Svizzera e Olanda, che potrebbero aumentare, considerato che a quelli femminili, le assenze arrivarono ad una ventina di nazioni. Il presidente dell’IBA, il russo Umar Kremlev, inonda di dollari i medagliati delle rassegne iridate, grazie allo sponsor Gazprom, azienda parastatale russa, con Putin azionista, che ha devoluto 50 milioni di dollari all’IBA. Cifre da capogiro, a giudizio personale, gestite con scarsa lucidità. Dopo i mondiali si affacciano le preolimpiche che rappresentano il vero termometro della situazione, gestite esclusivamente dal CIO, come è accaduto per i Giochi di Tokyo. A sua volta l’IBA non è stata a guardare, ben sapendo che la guerra col CIO era perdente, sta tessendo una tela per coinvolgere l’Asia e l’Africa dalla sua parte. Lo scorso febbraio il presidente Kremlev ha visitato molte nazioni africane dando aiuti economici per ottenere la loro fiducia. Nel frattempo ha giocato su altri fronti, confondendo spesso le carte. Mentre il CIO confermava l’apertura agli atleti russi e bielorussi a titolo personale, purché sottoscrivessero la loro contrarietà all’invasione dell’Ucraina, l’IBA a sua volta richiedeva l’annullamento delle preolimpiche, sostenendo che gli stessi atleti russi e bielorussi appartenendo a corpi militari venivano meno alla partecipazione personale. Dimenticando due situazioni: l’accesso alle rassegne dell’IBA delle due nazioni con inni e bandiere e che le preolimpiche non sono di sua competenza ma del CIO. Tutto serve per intorbidire le acque, ma a gioco lungo, non porta vantaggi concreti.
Resta il fatto che saranno proprio questi esami che selezioneranno atlete e atlete per partecipare ai Giochi di Parigi, il reale termometro della situazione. Se l’adesione risulterà totale o quasi, considerato che il pugilato è la prima disciplina a muoversi, il CIO avrà ottenuto la vittoria determinante. Diversamente la boxe esalerà l’ultimo respiro olimpico vero a Parigi. A sua volta l’IBA sta portando avanti un progetto rivoluzionario o visionario, ritenendo di poter contare sull’adesione di Cina, India, Kazakistan oltre che la Russia e buona parte dell’Africa, per partorire la prima edizione di nuovi Giochi Olimpici, non fermandosi al pugilato ma a tutte le discipline. A parte il valore reale di questi pseudo Giochi, le altre discipline che non sono in guerra col CIO e gestiscono le selezioni autonomamente, che vantaggio reale potrebbero avere, schierandosi contro l’ente riconosciuto universalmente col quale non sono in conflitto? L’ipotesi di allestire i nuovi Giochi solo per la boxe, appare ridicola, considerata l’assenza dell’Europa e delle Americhe e non solo. Questo farneticante piano di guerra rischia di mettere l’IBA fuori gioco e favorire la crescita della World Boxing, il nuovo ente nato col chiaro intento di favorire il mantenimento della boxe ai Giochi di Los Angeles 2028, diventando di fatto e in prospettiva l’alleato ideale per il CIO. Le nazioni fondatrici sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Filippine, Olanda e Svezia, poche solo in apparenza. Al momento opportuno è destinato a crescere e non poco, potendo contare sull’Europa e le Americhe, senza dimenticare che gli atleti delle nazioni sotto l’ombrello dell’IBA, non saranno certo felici di prendere parte a Giochi di serie B. La World Boxing anche se ufficialmente nasce nel 2023, prese corpo al tempo delle elezioni dei nuovi quadri dell'EUBC, per la successione a Franco Falcinelli, nell’aprile 2022, avvenuta ad Assisi. In quell’occasione la sfida per la presidenza venne vinta dal greco, dottor Ioannis Filippatos sull’olandese Boris Van der Vorst, che rifiutò la vice presidenza, avendo in mente la nascita della World Boxing, sollecitato in particolare da Francia, Spagna e le nazioni britanniche. La storia insegna che quando un ente si arroga diritti assoluti, finisce sempre sconfitta. Nel 2014 a Je Ju nella Corea del Sud, l’AIBA di WU e Kim, allestì il congresso nel corso del quale annunciò di voler diventare la padrona assoluta del movimento pugilistico, entrando in aperto conflitto con le sigle del professionismo. Creando tornei alternativi burletta. Come andò a finire lo sanno tutti. Ricordo che l’allora presidente Alberto Brasca uscendo dalla struttura, mi guardò e allargando le braccia, esclamò: “Questi sono matti da legare, stanno distruggendo il pugilato dilettantistico e non solo. Il guaio è che stanno facendo pagare le conseguenze alle federazioni nazionali”. Il presidente, scomparso recentemente, aveva visto giusto. Se dalle ceneri di quella rivoluzione si è acceso il fuoco di questa IBA, viene da chiedersi quanto la lezione precedente sia caduta nel vuoto. Passo all’argomento dei premi. In India ai mondiali femminili, le medagliate delle12 categorie vennero premiate con 100.000 dollari alle vincitrici, 50.000 alle seconde e 25.000 a testa ai due bronzi. Alla rassegna maschile l’IBA ha raddoppiato il montepremi e questo è stato il primo errore, dimezzando il valore dei mondiali femminili, in controtendenza rispetto agli altri sport che hanno equiparato i premi. Il secondo è stato di premiare solo i vertici, ovvero le medaglie. Considerato che ai mondiali maschili il montepremi è di 5 milioni e 200.000 dollari, molto più lungimirante sarebbe stato riconoscere l’impegno a 16 atleti per categoria, quelli giunti agli ottavi e ai quarti e non solo ai quattro del podio. Senza alterare il montepremi. Mantenendo i 100.000 dollari per l’oro, 50.000 all’argento e 25.000 per il bronzo, riconoscere 20.000 dollari ai quattro giunti ai quarti e 10.000 agli otto arrivati agli ottavi. Questo per le 13 categorie di peso. Ognuna delle quali sarebbe costata 400.000 dollari. Il totale assomma a 5 milioni e 200 mila dollari. L’esatto montepremi previsto, che avrebbe riconosciuto a 208 atleti un tangibile riconoscimento, invece di ridurlo a soli 52. Capita a chi guarda troppo in alto e dimentica che i grattacieli debbono partire dalla base, diversamente finisce per ritrovarsi un gigante dai piedi d’argilla a rischio crollo.
Giuliano Orlando