"Se non sei una modella finisci per non avere neanche uno sponsor". La surfer Silvana Lima lancia la sua denuncia alla Bbc: "Non sono una bambola, sono una professionista". La trentunenne brasiliana, otto volte campionessa nazionale e vincitrice di due World Tour, attacca il sistema, accusandolo di privilegiare la bellezza al talento sulle onde: "I marchi di abbigliamento che si occupano del nostro sport vogliono donne che siano sia modelle che surfer - ha affermato - io sono esclusa, mi sento scartata, gli uomini invece non hanno questo problema".
Gli sponsor cercano bellezze da copertina, lasciando in secondo piano le prestazioni sulla tavola. E così Silvana Lima per continuare a fare quello che ama senza l'aiuto della pubblicità si è riscoperta allevatrice di bulldog francesi, fonte di autofinanziamento per partecipare alle competizioni: "Senza i miei cuccioli per esempio non avrei vinto in Nuova Zelanda". E mette in mostra un grande orgoglio: "Avrei potuto rifarmi il seno, tingermi i capelli, indossare lenti a contatto azzurre, ma sarebbe stato assurdo - ha concluso - nessuno mi avrebbe riconosciuto, non sarei stata me stessa".
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E così la surfer, classe 1984, dimostra di non mancare di fantasia e coraggio, e non soltanto in acqua: nel 2014 la Lima si è inventata una campagna di crowdfunding chiamata "Silvana free", con la quale ha chiesto ai suoi fan un contributo per sostenere le spese legate alla sua attività sportiva. Insomma, la campionessa della tavola, rifiuta ed è rifiutata dalla società dell'immagine, riuscendo comunque con fatica a perseguire i suoi scopi e ad esprimere le sue qualità.