Tagliariol: "Io come Steve Jobs: affamato e folle"

Pubblicato il 9 ottobre 2011 alle 08:15:34
Categoria: Scherma
Autore: Piergiuseppe Pinto

Ha vinto un oro Olimpico a Pechino a 25 anni e ha perso la medaglia tre volte lo stesso giorno. Fanatico dei nuovi media, si è fatto tatuare sul fianco la celebre frase di Steve Jobs "Stay hungry, stay foolish" ("siate affamati, siate folli") una settimana prima della sua scomparsa. E prima che ne parlassero tutti. Sognava di diventare D'Artagnan, così i suoi genitori l'hanno mandato a fare scherma a 6 anni per limitarne gli eccessi. E quando è stato fotografato in un locale in mutande con delle spogliarelliste, il suo primo pensiero è stato: "Ora come lo dico alla nonna?". Matteo Tagliariol, classe 1983, è tutto questo: un giovane come tanti, capace di fare quello che non riusciva a nessun spadista italiano da 48 anni. Da quell'oro ai Giochi molto è cambiato e non sono mancate le cadute, ma il ragazzo è cresciuto e ora vuole conquistare Catania. Perché i Mondiali non li ha mai vinti, perché questi (in scena dall'8 al 16 ottobre) sono in casa. Perché chi vince in Sicilia è il favorito assoluto per Londra 2012. E si sa, a Matteo le Olimpiadi non dispiacciono affatto.

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E' appena scomparso il papà della Apple Steve Jobs e i media lo ricordano con una frase di un suo celebre discorso agli studenti di Stanford: "Stay hungry, stay foolish". Un motto a cui so tu sei molto affezionato...
"Ce l'ho tatuato (incalza il Re di Spade, ndr)".

Appunto, quando ha deciso di farlo e perché?
"Quella frase mi aveva colpito già nel 2005, quando ci fu quel discorso. L'ho sentita da subito particolarmente mia e una decina di giorni fa ho deciso di incidermela sulla pelle".

Tu sei un grande appassionato di social network e blog, i tuoi profili su Facebook e Twitter e il tuo sito (matteotagliariol.net) sono seguitissimi. Hai chiesto ai tuoi utenti di scegliere un gesto scaramantico per questi Mondiali: ha vinto il bacio della spada. Quali sono le proposte più assurde o curiose che ti sono arrivate?
"Ne ho avute di stranissime: da cucirmi un cuore sulla divisa che poi avrei dovuto strappare e gettare per terra, a girare attorno alla spada come un rito indiano, piuttosto che fare 'planking' che è una moda di qualche tempo fa, ovvero stendermi immobile sul tavolo dei giudici...alla fine (fortunatamente) ha vinto la più consona a un Mondiale".

Mondiali che non hai mai vinto, giusto?
"No, è vero. Sono arrivato secondo, due volte".

Catania è il posto giusto per sfatare il tabù?
"Spero di sì, per due motivi. Primo perché è in casa e penso che valga doppio. Ma soprattutto perché con un oro avrei la qualificazione olimpica in tasca, io sono già messo bene ma con una vittoria sarebbe matematica".

A proposito di ori, quello di Pechino dove lo hai messo? Ogni tanto te lo riprovi, te lo coccoli, oppure è sacro e non si può toccare?
"Ho un bruttissimo rapporto con medaglie e coppe, con l'oggetto intendo. Mi piace vincerle ma me ne libero il più velocemente possibile. Sono tutte a casa dei miei genitori a Treviso, che hanno fatto una sorta di santuario. Pensa che la medaglia olimpica a Pechino l'ho persa tre volte...".

Qual è stato l'effetto anche più banale e semplice che ha avuto su di te il vincere un'Olimpiade a 25 anni?
"Ho iniziato a fare scherma a sei anni e da subito il mio sogno era di conquistare un oro ai Giochi. Tutti dicevano che era impossibile. Pensavo che se mai ce l'avessi fatta avrei fatto un casino incredibile. Invece quando è successo è come se si fosse ovattato tutto, si è spenta ogni cosa e non mi rendevo conto di niente. Mi ci è voluto del tempo".

Hai detto che hai iniziato a tirare di scherma da piccolissimo. Ma hai sempre desiderato diventare un campione di spada o come un po' tutti da piccoli sognavi di diventare un calciatore famoso, una rockstar...?
"Per me è stato un colpo di fulmine. Ho cominciato a fare sport a tre anni perché ero iperattivo e quello era l'unico modo per i miei genitori di farmi dormire. Ne ho provati diversi ma mi annoiavo. Con la scherma non è stato così. E poi sognavo di diventare D'Artagnan".

Matteo spieghi a me e ai lettori di Datasport perché è più difficile la spada rispetto ad altre discipline nella scherma?
"E' quella più simile al duello vero, non ha regole. Vale tutto il corpo, l'importante è toccare. E' la disciplina più tattica e più tecnica".

Ci racconti altre cose particolari che ti scrivono on line? Ricevi proposte indecenti?
"Quelle ci sono sempre, ma per i rapporti umani preferisco ancora conoscere dal vivo le persone. Comunque sì, c'è chi mi propone uscite o anche di più...".

Come commenteresti sul tuo profilo la vittoria del Mondiale?
"La dedicherei a quelli che mi supportano ma anche a chi mi rema contro. E' sempre bello fargli un dispetto".

E se subisci un torto arbitrale?
"Lo risolvo direttamente con l'arbitro. Meglio non scriva quello che penso in quei momenti".

Se esci subito?
"Cerco di andare in un posto lontanissimo dove nessuno mi possa trovare".

Ti penti di qualche scelta fatta in questi anni dopo l'oro olimpico o rifaresti tutto?
"Mi fiderei di meno di certa gente, ma rifarei tutto. Anche la "Talpa" (il reality in cui Tagliariol partecipò nel 2008, ndr), mi è servita quell'esperienza".

C'è stato un altro episodio che so di cui non ti piace parlare: quando sono uscite delle tue foto che ti ritraevano a una festa di amici in un locale con delle spogliarelliste. Non mi interessa l'episodio in sé, quello che vorrei sapere è: qual è la prima cosa a cui si pensa quando si vede una propria foto così sul giornale?
"Ora come lo dico alla nonna? Ho avuto un passato abbastanza 'birba' quindi immaginavo che mia mamma e mio papà potessero comprendere, e così è stato. Ma la nonna...quando anche lei mi ha detto: tesoro, hai fatto bene che tanto la vita è una, allora mi sono tranquillizzato. E' stato un passo falso ma comune a tanti ragazzi della mia età".

Elisa Di Francisca, in un'intervista di qualche giorno fa, mi ha detto che voi due fate bellissimi discorsi insieme, anche filosofici. Confermi?
"E' vero. Ogni tanto la metto in imbarazzo e mi diverto come un pazzo. Siamo molto amici e mi piace perché è diretta. Lei qualche volta mi dice che le confondo le idee perché le faccio dei discorsi molto, appunto, filosofici".

Sempre Elisa mi ha detto, però, che tra schermidori non nascono molti flirt. Sei d'accordo?
"Assolutamente. Io non ne ho mai avuti, se non in età giovanile. Penso che noi dobbiamo dividere l'amore per la scherma dall'amore per una donna".

Ma è compatibile l'amore per la scherma con quello per una donna per un atleta del tuo livello?
"Dipende dalle persone, io faccio più fatica. Ora sono molto concentrato sulla pedana. Visto che credo molto nella famiglia, investirò su di questa quando potrò essere presente. Per ora capitano dei flirt ma è difficile diventino qualcosa di più serio".

Tutte le fanciulle interessate sono pregate di attendere il dopo Catania, please.