Il 24 settembre 1954, a Careggine, paesino in provincia di Lucca, Marco Tardelli urlò per la prima volta al mondo e a pieni polmoni. Sono passati 60 anni esatti da quella notte. Nel mezzo ci sono stati gli esordi col Pisa in Serie C, acquistato dal San Martino per settantamila lire, i cinque Scudetti con la maglia della Juventus, l'ultima stagione prima del ritiro con gli svizzeri del San Gallo.
Poi le esperienze in panchina, quelle di dimenticare con Inter e Bari, mentre è andata decisamente meglio da vice di Trapattoni con l'Irlanda. E un urlo: il secondo più importante della sua vita. L'ultima delle sei reti con la maglia azzurra cucita addosso Tardelli la segna alla Germania Ovest, davanti ai 90.000 del Santiago Bernabeu. L'Italia di Bearzot è campione del mondo per la terza volta nella sua storia, e la sua esultanza dopo il gol segnato a Schumacher rimarrà l'istantanea di quel Mondiale. Un'immagine, un urlo, destinati a durare per altri sessant'anni, e certamente anche di più.