Tennis: la paura durante le partite

Pubblicato il 2 gennaio 2014 alle 14:13:45
Categoria: Tennis
Autore: Fabio Codebue

“Nell’allenamento tutto fila liscio, il gioco, le gambe e la mente vanno a mille mentre nella partita molto di tutto ciò scompare. La paura ci prende le gambe, il gioco ne risente e tutto perché la mente non produce più nulla”. Inizia così l’analisi di Francesco Tripodi, tecnico nazionale Fit, che a Tennis World Italia spiega come il fattore psicologico può influire (e fare la differenza) in una partita ufficiale. L’aspetto tecnico, infatti, conta fino a un certo punto. A far pendere la bilancia del match da una parte o dall’altra, in molti casi, è la tenuta psicologica dei giocatori in campo. Di seguito l’articolo, pubblicato su Tennis World Italia, con alcuni consigli preziosi riservati a tutti i tennisti.

La paura comporta uno stato di negatività dove la mente non riconosce assolutamente la strada giusta e si difende - spiega Tripodi - ritraendosi nella speranza che gli eventi possano rimanere positivi, chiedendo aiuto alla ‘provvidenza’. Questo è il momento dove inconsciamente la mente fa autodifesa e questo significa che ognuno di noi si pone lo stesso obiettivo: ‘non sbagliare’. Le prestazioni tennistiche, specialmente per il giocatore di club ma non solo, decadono a causa di questa scelta tattica o psicologica che sia. L’errore peggiore da commettere è smettere di produrre e questo credo sia una verità non solo nel tennis ma nella vita in generale”.
“Il tennis è un gioco di abilità tattica dove migliore sarà il mezzo (le tecniche) più sarà semplice raggiungere il nostro scopo che rimarrà comunque tattico e strategico. Costruire gioco dalle zone di transizione ci permetterà di accorciare il campo e provare la chiusura. Nelle zone lontane cercheremo di difenderci per tornare a costruire. I collegamenti tra un colpo e quello successivo dovranno essere sempre presenti. E se tutto ciò ci comporterà un errore nella palla di chiusura? Pazienza!!! Però saremo consci del bel lavoro fatto e soprattutto ci sentiremo in pace con noi stessi. Sì, la differenza è proprio questa: giocare per costruire non vuol dire rischiare e solo quando ci sarà la palla giusta da chiudere avremo la possibilità di sbagliare....!!! Quando arriva la paura...la tattica scompare!! E se ragionassimo al contrario? La mia idea tattica di produzione sarà sempre presente così non avrò possibilità e modo di pensare alla paura!!!”.