L’Italia torna a casa da Castellon de la Plana, terra catalana, dove si è svolto il Boxam, giunto alla 35° edizione, con uno strepitoso bottino nel settore femminile e un discreto risultato tra gli uomini. Le 8 donne, guidate dal d.t. Emanuele Renzini, con l’apporto di Riccardo D’Andrea,hanno ottenuto 4 ori e due bronzi, con Bonatti (48), Testa (57), Carini (69) e Severin (81) sul podio più alto e due bronzi: Savchuk (51) e l’esordiente Charaabi (57). Le altre due fuori dal podio sono state Giordana Sorrentino (51) che al debutto ha trovato l’indiana Mary Kom, 38 anni, ovvero la sportiva più popolare indiana, attiva dal 2001, 6 volte iridata, bronzo ai Giochi di Londra, non qualificata a Rio 2016, già promossa per Tokyo, a giudizio personale non aveva perduto e il verdetto di 3-2, lo conferma. Diciamo che è stata preferita la leggenda. Punita poi in semifinale dalla Fuchs (Usa), dopo un match fotocopia del precedente. In questa categoria ha vinto la spilungona bionda Solianova, (1,76), europea 2018, con uno striminzito 3-2, piuttosto discutibile. Unica russa giunta all’oro! L’abruzzese-ucraina Savchuk, tornata in azzurro, dopo aver battuto l’ottima portoricana Cruz, incappava nella russa, troppo esperta per la nostra azzurra. L’altra azzurra out è stata Assunta Canfora (75), che ha affrontato l’indiana Pooja, già qualificata per Tokyo, in condizioni menomate, causate da un problema intestinale. Decisamente un periodo sfortunato per Susie, che a Debrecen, subì un chiaro furto con la gallese titolata Rosie Eccles. Le altre quattro hanno disegnato un poker d’oro. La carabiniera piacentina Roberta Bonatti, nei 48 kg. ha affrontato due spagnole e il fattore casa specie in finale ha pesato e non poco. Dopo aver battuto Cristina Alonso, in finale trova Cristina Morales, la numero uno di casa. Non è una passeggiata, ma velocità e precisione sono dalla parte dell’azzurra, che rallenta nel finale. Vince l’azzurra 3-2 e già questo sorprende, quando poi leggi che il lituano Sniuksta Gintara vede 30-27 per la spagnola, resti senza parole. Per contro il kazako Zhumankulov Kaitat ripete il 30-27 per l’azzurra. Uno dei due ha visto un altro match. Irma Testa, capitana azzurra, torna sul ring, dopo lunga sosta e porta a casa un oro prezioso, visto l’andamento del torneo. Le previsioni indicavano la semifinale, per una stuzzicante rivincita, tra l’azzurra e la russa Vorontsova che si ferma di fronte alla belga-finlandese Delfine Persoon, un carro armato dai polmoni a mantice, sempre avanti con sventole e spinte, ma anche pugni pesanti. La russa, round dopo round cede vistosamente, e finisce sconfitta in modo netto. Irma per contro debutta battendo l’indiana Manisha, che non è l’ultima arrivata, in modo netto. Contro la Persoon, domina i primi due round, con una boxe da incanto, spostamenti, rientri e anticipi. Ci sono fasi in cui la Persoon finisce al tappeto mancandogli gli appoggi per gli spostamenti di Irma. L’arbitro ignora sventole e abbracci e così farà per tutto l’incontro. Nel terzo round Irma accusa la fatica, mentre la belga è un trattore inarrestabile, con i pugni ma anche con parecchie scorrettezze. Irma si adegua, ma perde il round. OK, ma i round sono tre e quindi 2-1. Il verdetto di 3-2 per Irma è comunque sconcertante. Il kazako segna 30-26 e lo spagnolo Gomez 30-27 per la Persoon, a significare che hanno visto tre round per la belga! Per fortuna il portoricano (30-26) e due spagnoli (29-28) salvano l’azzurra. Quando ho letto tra le iscritte il nome della belga, sono rimasto sconcertato e incredulo. Apriamo una parentesi per spiegare chi è la belga, che ha 36 anni, professionista dal 2009, con un record di 44 vittorie e 3 sconfitte. Europea nel 2011, la più forte al mondo dal 2012, avendo battuto tutte le avversarie dai superpiuma ai leggeri. Ha incontrato due volte Katie Taylor e la prima nel 2019 a New York, l’aveva pure battuta. A questo punto mi chiedo, che senso ha farla combattere tra le dilettanti? Non sarebbe ora di cancellare quella normativa che il tandem Kim-Wu ha voluto fortemente, relativa all’ingresso delle professioniste nel mondo dilettantistico. O, perlomeno porre limiti. Chi ha conquistato titoli continentali o mondiali, non può disputare tornei dilettantistici. E’ un non senso pericoloso. In finale Irma ha battuto nettamente la giovane l’indiana Jasmine (19 anni), che conosce bene, essendosi allenata spesso ad Assisi. L’indiana è brava ma nell’ipotesi avesse affrontato la Persoon, avrebbe subito una punizione inutile e dannosa. A queste situazioni i vertici AIBA non hanno pensato? Nei 69 kg. Angela Carini conferma di essere in crescita, rispetto a Debrecen. Debutta costringendo la spagnola Valcarcel alla resa nel terzo round e trova in finale la russa Dalgatova, 32 anni, bronzo mondiale nel 2019 nei 69 kg. mentre l’azzurra è stata argento nei 64. Confronto ad alta tensione, le due hanno boxe in fotocopia e la mancina campana ha il merito di crederci fino in fondo. Tre giudici segnano un onesto 29-28, restano due spagnoli, il primo vede 29-28 per la russa, mentre Gomez segna un incredibile 27-30 e conferma di essere abbonato a verdetti errati. Per la veneta Flavia Severin, salita a +81, periodo transitorio per scendere a 75 kg. in vista della qualificazione di giugno a Parigi, dopo un’attesa di ben sei giorni, sbriga la finale contro la locale Clara Paraiso in meno di un round e coglie l’oro senza una stilla di sudore. Bene augurante per i prossimi impegni nella categoria inferiore. Nei 60 kg. ha vinto l’esperta Rashida Ellis (USA) bronzo mondiale 2019, match capolavoro in semifinale contro il panzer russo Dynnik, bronzo mondiale 2019 nei 64 kg., scesa in vista di Tokyo nei leggeri. L’americana di colore ha saputo anticiparla col sinistro, muovendosi bene sulle gambe. Vittoria netta e oro senza combattere per la rinuncia dell’indiana Kaur Baatth, bronzo iridato 2018 a Nuova Dehli nei 64 kg. vittoriosa col dubbio della generosa portoricana Tapia. Il secondo oro USA spetta alla non più verde Melissa Graham, che ha vinto senza faticare contro i tre match disputati. In questa categoria è uscita a sorpresa la plurititolata russa Zenfira Magomedalieva, 33 anni, ori europei e mondiali, battuta all’esordio dalla panamense Bylon, 32 primavere, antico oro iridato nel 2014, fisico statuario che ha tenuto a distanza la russa, in forma precaria. La corsa della Bylon si è fermata subito, per merito dell’altra mancina indiana Rani Pooja che ha già il pass per i Giochi. La finale ha visto la netta supremazia dell’americana, più rapida e precisa. Russia e India sono state le delusioni del torneo, pur avendo portato le migliori in assoluto. Mentre l’Italia ha dominato oltre le attese e certi verdetti da brivido. Il bilancio dei maschi, guidati dal d.t. Giulio Coletta con Sumbu Kalambay e Gianfranco Rosi, è di due bronzi (Serra (52) e Girolami (91) all’esordio e un oro, che ha del miracoloso. Simone Fiori, attivo da oltre un decennio, la disperazione di Lello Bergamasco e Damiani, che credevano nelle qualità del longilineo romano, dall’ottima impostazione ma incapace di spiccare il volo, nelle numerose prove, dai mondiali 2013 in avanti. Sempre bocciato alle soglie del podio. Perché? Quando gli ho fatto la domanda è stato sincero: “Non ero maturo, per fare i risultati devi crederci a avere la testa. Mi mancava sia la convinzione che la cattiveria. Adesso punto a Tokyo e ci credo. Per questo sono salito sul ring contro l’uzbeko Nurdauletov, campione del mondo in carica, deciso a giocare bene le mie carte. L’ho battuto e intendo andare avanti anche nel torneo di Parigi a giugno. Ho puntato tutto su Tokyo e non voglio fallire”.
Contro l’uzbeko, strafavorito, ha boxato con lucidità e decisione, ha svolto la tattica giusta, contro un rivale muscolarmente più forte, sorpreso di trovare un rivale che toccava e spariva dalle sue traiettorie. Vittoria di misura ma corretta. In finale ha trovato la vittoria senza combattere per il forfait dell’indiano Sangwan che era alla sua portata. Dopo Debrecen, si concede un bis sontuoso e punta con effettive possibilità ai Giochi. A Parigi lo aspetta un compito durissimo, dovendo affrontare il russo Khataev, che ha già affrontato ai Giochi europei di Minsk nel 2019. E Fiori lo ha battuto. Non è proibitivo sperare possa ripetersi. I bronzi sono arrivati da Federico Serra (52) fermato in semifinale dal kazako Sabyrkhan, dopo aver superato il forte romeno Girleanu e dal massimo Girolamo, che aveva debuttato superando l’indiano Sanjeet, più esperto ma costretto alla difensiva dalla generosità del mancino di Firenze. In semifinale ha ceduto alla migliore impostazione del cubano-spagnolo Reyes, il migliore elemento della Spagna, difendendosi molto bene, riuscendo a convincere il giudice kazako a dargli il verdetto. Reyes ha poi vinto il titolo, battendo il favorito kazako Levit, plurimedagliato mondiale e già promosso a Tokyo. Per gli altri azzurri, la conferma di essere ancora lontani da quotazioni per aspirare al podio. Simone Spada (57) a perduto dall’indiano Uddin, giunto all’argento, Mangiacapre (69) ha lottato alla pari o quasi contro l’altro indiano Vikas, elemento di punta, anche lui fermato in finale dallo spagnolo Sissokho. Nei medi Giovanni Sarchioto ha retto due round contro il locale Cuadrado, poi ha ceduto e il 4-1, lo ha punito. Remo Salvati, brevilineo generoso ha esordito battendo lo spagnolo Serrano, ma di fronte all’indiano Ashish non c’è stato nulla da fare. Il campione italiano in carica Clemente Russo, nei +91, è uscito subito contro Drissi, il giovane gigante spagnolo che ha poi vinto il titolo. Confesso la mia tristezza nel vedere un grande campione come Russo, due mondiali e due argenti olimpici in bacheca, arrancare in una categoria non sua ad un’età (38 anni) troppo avanzata per sperare nei miracoli. Che da tempo non avvengono più.
Annotazione per il presidente dell’EUBC, Franco Falcinelli, in merito ai giudici, Lungo il torneo i 3-2 si sono moltiplicati e anche i 30-27 da una parte e dall’altra nello stesso match. Segno di visione opposte, mancanza di uniformità di giudizio, situazione molto pericolosa. Arbitri che lasciano correre colpi dietro la nuca, sventole che arrivano con l’interno del guantone, testate e altro. Di questo passo la boxe sarà sempre più rissa. Da rivedere con attenzione la sfida tra IrmaTesta e la plurimondiale professionista Persoon, in particolare le prime due riprese che due giudici hanno dato alla danese (36 anni), in spregio alla tecnica e a favore della rissa. Sulla terza non entro nel merito anche se sono convinto che l’arbitro russo Renev Yaroslav, sarebbe dovuto intervenire prima, per evitare una ripresa inguardabile. Sui due giudici favorevoli alla belga, non ho parole.
Giuliano Orlando