Un uomo solo al comando sopra il canestro nel mondo
Lebron James. Storia vera di un predestinato divenuto re
Salvatore Malfitano –Editrice DIARKOS – Pag. 218 – Euro 17.00.
di Giuliano Orlando
Quando si dice che uno nasce con la camicia, cancellate dalla lista Lebron Raymone James, figlio di Gloria James, ragazza madre, il cui occasionale rapporto con Anthony McClelland non è mai andato oltre quell’atto. Il presunto padre non è neppure uno stinco di santo, ma questo è un dettaglio secondario. Il punto focale è l’assenza assoluta nel ruolo di genitore. D’altronde ad Akron, città dell’Ohio, indicare Hickory Street e ancor più Boondocks, il quartiere dove vivono i James, non è certo per definire il luogo dell’agiatezza. Popolato da afroamericani è evitato accuratamente dagli abitanti del centro. Ma Gloria non è una che si arrende, anche se il percorso del figlio, verso il tetto del mondo disegnato da un canestro è quanto mai una corsa ad ostacoli. Quasi sempre in salita. Nonostante disagi e delusioni, il ragazzo cresce meravigliosamente e stacca tutti i coetanei non solo sul piano fisico, ma anche dell’inserimento sociale. Non un’esplosione fulminea, ma il cammino irreversibile verso la vetta, tappa dopo tappa, dove i nomi di coloro che lo hanno sorretto è lungo ed ognuno ha la sua piccola parte di merito. Da Wanda Reaves che dopo aver visitato la gelida casa dei James, porta mamma e figlio nella sua abitazione dove la povertà è più dignitosa e anche riscaldata. C’è Bruce Kelker, una gioventù bruciata da alcol e droga, una redenzione che lo porta al servizio della comunità. Allena gli “intoccabili” del quartiere e cerca ragazzi per creargli un futuro nello sport, in quel microcosmo degli ultimi. Gli serve un “running back“,lo, la gente del posto suggerisce LeBron, il figlio di Gloria. La scoperta lo esalta, quel ragazzo è straordinario in tutto, al punto che diventa il trascinatore dei compagni. Potrebbe essere la svolta, invece rischia di essere le fine. Gloria viene sfrattata e il figlio rischia lo sbando. Lo salva un amico di Kelker, tale Frank Walker che nel tempo libero allena una squadra di football e una di basket. L’impatto è clamoroso e Frank decide di adottarlo come un figlio. E’ la svolta decisiva. Lebron impara tutto in fretta, dall’igiene personale al modo di comportarsi. Eccezionale l’applicazione a scuola e formidabili i miglioramenti sportivi. Entra nella Northeast Ohio Shooting Stars, e dopo un anno e mezzo di lontananza torna a vivere con mamma Gloria. In quel 1995, primeggia nel mondo del basket Michael Jordan il trascinatore dei Chicago Bulls, veri tori scatenati e il quasi giovanotto ne è soggiogato al punto che decide di dedicare alla palla a spicchi ogni sforzo per aprirsi le porte del successo. Arriva il tempo del liceo e anche della scelta giusta. Dopo molte titubanze sceglie la St. Vincent-St. Mary, scuola privata cattolica, a pagamento, frequentata in maggioranza da allievi bianchi. Con lui ci sono Little Dru, Sian e Willie gli amici che hanno giurato di restare sempre uniti. Studia e si integra bene, gioca ancora meglio e viene addirittura scelto per un viaggio in Italia, a Varese. La motivazione è una profezia di Bobby Korsten che scrive. “Il numero 32 ha 14 anni e mezzo (oltre il metro e ottanta), da noi fa il sesto uomo, ma può diventare un giocatore da NBA. Si chiama LeBron tutto attaccato”. Il suo team vince il torneo. James è ospite della famiglia di Filippo Forni, che gioca nel Borgomanero. Che racconta: “Parlava pochissimo e teneva tutto chiuso in valigia con tanto di lucchetto. Quando non giocava stava chiuso in camera. Era riuscito a trovare la mia passaword e inviava dal mio computer che era nella stanza accanto, i link a casa”. Aggiunge papà Emilio: “In quella settimana chiamò al telefono di casa mezza America. Il resto del tempo lo trascorreva palleggiando. Per lui c’era solo il basket”. Nel 2001 incontra per la prima volta Michel Jordan, che ha 38 anni e al momento è un ex, salvo ripensarci e tornare a giocare con gli Washington Wizards. Scende da una Ferrari e si intrattiene con i ragazzi della St. Vincent-St. Mary, tra cui LeBron. Che ricorda: “E’ stato come incontrare Dio per la prima volta. Guardavo tutto quello che faceva. Ho avuto l’opportunità di stringergli la mano e parlare con lui. E’ stato bello”. Fedele al basket anche in amore. Conosce Savannah, la corteggia con discrezione e dolcezza, quindi la sposa e la loro love story è ancora attuale. LeBron, tutto attaccato, diventa una macchina dal successo inarrestabile. Quando arriva il tempo dell’Università è già l’oggetto del desiderio. Dopo è un delirio. Pur conoscendo il personaggio, ho letto il libro con grande interesse, scoprendo angoli nascosti accanto a episodi che avevo dimenticato. Non anticipo nulla oltre quanto illustrato come prefazione di una carriera che è ancora attuale e affascinante. Dalla povertà di Hickory Street agli agi di una villa senza confini, tanto è estesa, il mondo di Gloria e James si è capovolto. Prima cercavano il minimo, poi è arrivato il massimo. Lo corteggiano i club, i marchi di calzature e abbigliamento e tutto ciò che serve al mondo del business, per assicurarsi la sua immagine. Ma come le rose che hanno spine e profumo, anche questa meravigliosa avventura ha luci e ombre. Per chi ama il basket, conoscerle a fondo è un dovere e un piacere.
Giuliano Orlando