Grandi sacrifici portano a grandi risultati.” Così recita un antico proverbio cinese. In effetti, la brama di grandezza da parte dei cinesi è proverbiale. La notizia di un possibile secondo Gran Premio in Cina ha fatto tremare gli organizzatori delle altre gare, forse meno disposti a farli quei sacrifici (economici) per mantenere in calendario il proprio. Persi i ben poco popolari GP di India e Corea, e più recentemente quello di Malesia, l’Asia vuole reinserirsi prepotentemente nel calendario della Formula 1. Lo farà con il già annunciato arrivo di un GP in Vietnam, previsto per il 2020, ma anche la Cina non vuole stare a guardare, dall’alto del suo miliardo e mezzo di potenziali tifosi. Potenziali, perché al momento l’automobilismo non si può certo definire sport nazionale cinese, a tal proposito si dovrebbe parlare di ping-pong, o al limite di tuffi. A dire il vero la Cina è sede di una delle manifestazioni automobilistiche più famose e caratteristiche, il Gran Premio di Macao, gara riservata a vetture di Formula 3 che si disputa addirittura dal 1954. Ma il paese del dragone rosso è entrato molto più tardi nei radar della massima categoria, ospitando solo nel 2004 il primo Gran Premio di Cina di F1 della storia. Lo ha fatto su un circuito costruito alla periferia di Shanghai e se conoscete un po’ il cinese, potrete notare che la sua forma ricorda il carattere cinese shàng (che significa superiore, salire) da cui deriva il nome della città che lo ospita.
Metropoli da oltre 27 milioni di abitanti, che fanno di essa la città più popolosa della Cina e del mondo, si estende in un’area grande il doppio della Valle d’Aosta. Shanghai è per importanza primo centro economico-finanziario cinese e fulcro commerciale, essendo il suo, il porto più trafficato al mondo. Appena scesi dall’aereo e prima ancora che le monoposto siano scese in pista, potete provare sulla vostra pelle il brivido della velocità, quello che collega l’aeroporto al centro di Shanghai è infatti il treno più veloce al mondo: raggiunge i 431 km/h (senza DRS). La mascherina per proteggervi dall’inquinamento è d’obbligo se volete uscire dall’hotel e visitare la caotica città, ma in quei (rari) giorni in cui il cielo non è troppo oscurato dallo smog potete accorgervi del motivo per cui la chiamano la Parigi d’Oriente. E non è solo perché anche qui hanno Disneyland, ma soprattutto perché, accanto ai moderni quartieri per affari, si possono ammirare palazzi di diversi stili architettonici, costruiti ad inizio ‘900 durante il periodo coloniale e quindi con le stesse caratteristiche che possiamo ritrovare nelle città europee. Vedere per credere, provate a farvi una camminata lungo il Bund, la via più alla moda di Shanghai e alla fine vi chiederete: ma dov’è la torre Eiffel? Un’altra gara e non solo. Voci di una scuderia cinese pronta a fare il suo ingresso in Formula 1 si rincorrono nell’ambiente da diverso tempo, ma per il momento c’è solo l’annuncio una fantomatica società britannica che un paio d’anni fa ha cambiato nome registrandosi come “China F1 Racing Team Ltd” e niente di più. In realtà una scuderia cinese in F1 c’è già stata. Storia vecchia, e breve, ma c’è stata. Si parla degli anni dal 1978 al 1983 e la scuderia in questione si chiamava Theodore Racing. Fondata dall’eclettico imprenditore indonesiano Theodore “Teddy” Yip, che ad Hong Kong ha messo le basi del suo team. Le sue vetture non furono mai veramente competitive, tuttavia la squadra annoverò fra le sue fila piloti come Patrick Tambay, Eddie Cheever e Keke Rosberg (gli ultimi due furono fatti esordire in F1 proprio dal team cinese). Anche Ayrton Senna venne in qualche modo “scoperto” da Yip che nel 1983 gli affidò una delle sue vetture per correre proprio il Gp di Macao: gara dominata dall’inizio alla fine dal brasiliano, il quale, l’anno seguente, passò in F1. Ebbene, i tempi sono ormai maturi per accogliere il primo pilota cinese in F1. Ed in effetti c’è già: Guanyu Zhou. Classe 1999, nato, guarda caso, a Shanghai. Dopo aver fatto parte della Ferrari Driver Academy, da quest’anno è pilota di sviluppo Renault. Operazione di marketing per alcuni, fatto sta che il ragazzo ha mostrato di possedere grandi doti nel corso della sua carriera. Il conto alla rovescia verso il GP numero 1000 della storia è ormai agli sgoccioli e Liberty Media annuncia festeggiamenti degni di un capodanno cinese. A proposito, secondo il calendario cinese il 2019 è l’anno del maiale, l’ultimo era stato nel 2007, anno in cui Kimi Raikkonen ha conquistato l’ultimo mondiale piloti per la Ferrari. A Maranello stanno già incrociando le dita...
A cura di Fabio Parolin (@fabioparo90)
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Quel che è fatto è fatto....
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