Un Vianello sbiadito, fallisce l’assalto a Torrez.

Pubblicato il 8 aprile 2025 alle 17:04
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

Un Vianello sbiadito, fallisce l’assalto a Torrez.

Il massimo Morejon centra il Mediterraneo e punta al tricolore

di Giuliano Orlando

Sul ring del Palms Casino Resort a Las Vegas, nel Nevada, uno sbiadito Guido Vianello getta al vento una grande opportunità che la Top Rank di Bob Arum gli aveva offerto, per salire nei top dieci tra i massimi. L’ostacolo da superare arrivava da Tulare in California: Richard Torrez jr., 25 anni, l’ultimo esponente di una famiglia originaria di Fresnillo in Messico, col pugilato nel sangue, che pagava gap in altezza e in allungo. Scontata la partenza a razzo di Torrez, al limite della correttezza, tra spinte e tenute, passivo l’atteggiamento di Vianello, che subiva senza reagire. A peggiorare la situazione, l’arbitro Thomas Taylor, con atteggiamento di finto paternalismo, nel secondo round, gli rifilava un richiamo per tenute, ignorando quelle del rivale. Placata le furia, dalla quarta tornata Torrez calava il ritmo e un Vianello normale avrebbe avuto tutto il tempo del recupero. Purtroppo il romano quasi sicuramente aveva speso il tesoro di energie nell’attesa, salendo  sul ring scarico e rassegnato. Una grave colpa? Guido è caratterialmente un mite, non nasce povero e non ha frequentato l’università della strada, dove per sopravvivere, devi difenderti e scaricare la rabbia sui rivali. Guido è pugile bene impostato, ma soffre molto gli avversari che hanno braccia veloci e attaccano senza badare troppo al sottile. Le precedenti due sconfitte avevano molte scusanti e gli facevano torto. In effetti nessuna delle due lo avevano visto soccombente reale. Il vero limite lo aveva mostrato in occasione della sfida del 3 ottobre 2020, sempre a Las Vegas, contro il nigeriano, naturalizzato americano Kingsley Ibeh, match pareggiato sui sei round, con molta fatica. Per lui vanno bene i rivali come il gigantesco russo Makhmudov (19-2) affrontato a Quebec City in Canada nell’agosto 2024, dove la boxe più veloce dell’italiano ha dettato legge. Torrez, il cui fisico è da cruiser, combatte molto raccolto e fa rissa, chiudendo l’avversario con evidenti abbracci. Ma ha l’abilità di colpire per linee esterne quando è in contatto con l’avversario. In Europa probabilmente verrebbe stoppato dai richiami per boxe scorretta. Negli USA questa tattica è accettata. Inoltre, anche se Torrez è cresciuto all’ombra di un padre benestante, abbia studiato e frequentato ambienti della buona borghesia americana, ha mantenuto lo spirito del guerriero di nonno Juan, messicano, che si fece largo con la rabbia del povero. Non condivido la tesi del surmenage, che lo avrebbe visto lottare prima di crollare. Vianello ha retto ad un sinistro al mento pesante di Torrez nell’ottavo round, cercando anche di replicare. La sua rassegnazione era in testa. I giudici hanno specchiato l’evidenza vista sul ring. Due hanno segnato 98-91 e uno 97-92.  Lungo il confronto solo la quinta e la settima potrebbero andare a Vianello. Con questa vittoria, Torrez jr. ha conquistato altre cinture, quella del Nord America IBF, quella nazionale e la NABO WBO. Un bel bottino, anche se personalmente reputo il giovanotto non più di un discreto massimo, assolutamente inferiore agli attuali top ten. Non parliamo di Usyk e Fury, ma neppure degli inglesi. Penso che non avrebbe scampo neppure con Bivol e Beterbiev.  Questo stop di Guido mi addolora perché conoscendo bene sia il pugile che Simone D’Alessandri il suo maestro, e sapendo quanto lavorano e si impegnano, posso capire la delusione per una sconfitta pesante e per certi versi incredibile. Ci siamo sentiti al telefono con Simone, che ha confermato quanto scritto: “Fin dal primo tempo ho letto nei suoi occhi una rassegnazione incredibile, Si sentiva stanco, non gli partivano i colpi, fermo sulle gambe. Ho cercato di spronarlo ma è stato tutto inutile. Che Torrez fosse battibile ne ho avuto la conferma quando nel quinto e nel settimo tempo lo ha preso col destro e ha sbarellato di brutto, confermando che non incassa. Due lampi in un mare di pugni mai partiti.  Sono molto, molto deluso. Una grande occasione perduta che era alla nostra portata. Adesso ci lecchiamo le ferite e proviamo a rialzarci”. Contrariamente a chi sembra trovare la felicità nelle sconfitte di casa nostra, anche a livello dilettantistico, personalmente sono dispiaciuto, anche se per dovere di cronaca descrivo la realtà dei fatti. Semmai il mio augurio è che non si arrendano, anche se  il richiamo europeo potrebbe risultare temporaneamente un traguardo, magari preparandolo negli USA, visto che la scuderia di Simone ha altre frecce al suo arco.

Da Las Vegas, la capitale del gioco a Valeggio sul Mincio nel veronese, dove puoi trovare un ponte visconteo, un mulino ancora funzionante, grazie alle acque del Mincio, una visita nelle cantine dove producono il prelibato amarone e spingendoti nel vicentino, meravigliose ville palladiane. Nessuna casa da gioco. L’altra sera in quel di Valeggio, per la giovane organizzazione Italian Ringside Promotion, è suonato il gong per richiamare a raccolta il pubblico della boxe. Gli assenti hanno potuto seguire la riunione collegandosi col digitale terrestre 244 e Sky 284, dove l’amico Alberto Frati con l’intervento di Maurizio Stecca, oro di Los Angeles 1984 e cinture europee e iridate da pro, le cui gesta ha avuto modo di seguirle da bordo ring, ancor prima dei Giochi californiani, hanno raccontato minuto per minuto, pugno su pugno, il racconto in guantoni della bella serata. Il pubblico ha risposto alla grande, per vedere principalmente all’opera Angelo Morejon (9) gigante cubano di 29 anni, di cui si dice un gran bene, residente ad Alto Reno Terme, sulle alture bolognesi, allievo del maestro Emanuele Orlando del gym Alto Reno Michele Adduci. Una storia quella di Morejon, molto emblematica che riguarda molti atleti di valore, costretti a fuggire dall’isola cercando un futuro migliore, affrontando ogni sorta di ostacoli, per giungere in quella che sperano sia la meta giusta.  Il caraibico è giunto in Italia nel 2022, dopo un viaggio iniziato da Mosca, invitato dall’IBA, che allestiva una serata dedicata ai professionisti. Con la borsa incassata, invece di tornare a Cuba, ha preso un aereo che lo ha portato a Belgrado in Serbia. Dopo una sosta di alcuni giorni ha proseguito in treno per la Croazia, dove ha trovato disco rosso. Non si è arreso e alla fine è riuscito ad entrare, proseguendo con qualche autostop e molti km. a piedi, verso la Slovenia. A Nova-Goriza ha raggiunto l’Italia arrivando a Poretta Terme nel bognese dove vive da anni la madre. La sua fortuna è stata l’incontro col maestro Emanuele Orlando, un tarantino allievo della gloriosa Quero-Chiloiro, nata nel 1970, oggi diretta da Cataldo Quero. Orlando negli anni giovanili vestì la maglia azzurra, vincendo anche tornei all’estero. Diventando maestro, ha svolto con successo, il nuovo ruolo, facendo crescere tanti campioncini e campioni, compreso Diego Lenzi. Oltre a Sofia e Tomaso, i suoi promettenti pargoletti. Adesso è la volta di Morejon, che grazie al suo intervento, ha stilato con l’organizzazione IRP, un contratto che gli permette di svolgere il ruolo di pugile a tempo pieno. Il test a Valeggio si presentava impegnativo, visto che il francese David Spilmont, 34 anni, pro dal 2013, campione nazionale in carica, vestiva le insegne di chi picchia sodo.  Delle 16 vittorie, 11 erano firmate prima del limite. Per contro su otto sconfitte tre per KO. Al confronto diretto, Morejon ha gestito il match con grande intelligenza. Inizialmente lo ha studiato, poi lo ha stuzzicato, infine lo ha punito con montanti sopra e sotto nel corso del quinto round, Senza spendere una goccia di sudore. Il Mediterraneo WBC è il primo trofeo, quello tricolore il prossimo e ci può stare tutto. Piacevole anche il resto della serata. Il welter pro Kouadio Ted Doria Yao (3), 24 anni, beniamino di casa, ha incrociato i guantoni con Francesco Mignone (3-2) 22 anni di Ariano Irpino. Sei riprese spumeggianti e alterne, con Doria, un cioccolatino muscolarmente perfetto, autore di un ottimo avvio e la replica tosta e precisa del campano. Personalmente propendevo per il pari, i giudici hanno votato Doria. La peso piuma Bianca Maria Tessari (3), un passato in maglietta di assoluto vertice, laureata, con la passione della noble art, al terzo impegno supera la non più verde guerriera Paola Cappucci (3-1), toscana di Prato, pro dal 2023 a 41 anni. Match monotematico: la Tessari usa l’uno-due con perizia, evitando con spostamenti le repliche della Cappucci, generosa ma inferiore tatticamente. Sei round fotocopia e sei punti avanti la Tessari. Tocca al massimo Dmytro Tonyshev (4), pure lui laureato, ucraino naturalizzato italiano, tricolore 2021 e 2023, argento nei 2022 superato in finale da Diego Lenzi, titolare agli europei 2022, compagno di vita della Tessari, ha disputato un breve allenamento contro il bosniaco Demir Gulamic (8-11-2), più ascensore che collaudatore. L’arbitro ha dato lo stop al quarto tempo, dopo quattro conteggi, quando il match era finito al secondo. Mohamed Graich (12-3), 29 anni, pro dal 2019, welter marocchino residente a Verona da anni, deciso a riprovare l’assalto al tricolore fallito contro Schininà nello scorso giugno. Dopo lo stop ha vinto quattro incontri, l’ultimo contro il colombiano Fernando Mosquera (7-29), 31 anni, residente in Spagna, attivo in Inghilterra e in Italia. In questa occasione andava squalificato al terzo round, reo di tenute, testate e schivate rasoterra. L’arbitro, non certo un fulmine di guerra, l’ha lasciato proseguire, permettendo tutto. Graich ha svolto il suo compito in modo perfetto, massaggiando al corpo l’ospite per sei round. Una prova incoraggiante per avvicinarsi al titolo.                                                                                                                     

Giuliano Orlando