Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini manda un messaggio chiaro ai violenti che popolano gli stadi italiani. “Ogni settimana ci sono 12 milioni di tifosi che seguono gli eventi sportivi e 6mila teppisti, da non confondere con i tifosi che sono il 99%. L'obiettivo è sradicare la violenza con ogni mezzo necessario. Non è possibile morire per una partita di calcio nel 2019” ha dichiarato Salvini al termine del vertice straordinario dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive assieme al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, i vertici dello sport e il capo della polizia Franco Gabrielli.
“Il tema della sospensione delle partite è scivoloso perché è un funzionario del ministro dell'Interno che si prende l'onere di dire sì o no. Poi si rischia di mettere in mano a pochi il destino di tanti, e chi decide il criterio di discriminazione? Ricordo che in Milan-Juve i buu dei tifosi rossoneri erano per Bonucci: chi decide se quella è discriminazione? Servono criteri oggettivi che in questo caso sono difficilmente individuabili, quindi sono contrario alla sospensione delle partite. Preferisco prevenire e responsabilizzare. Sono per tornare ad autorizzare le trasferte collettive che sono maggiormente controllabili rispetto a centinaia di auto e min van”.
Giorgetti ha sottolineato: “Per la sicurezza dentro e fuori gli stadi sono importanti la certezza delle pene, la rapidità dei giudizi, le aggravanti specifiche e le misure accessorie. A questo deve pensarci lo Stato. Un altro punto essenziale riguarda le date e gli orari delle partite, che vanno regolati secondo precise esigenze. In questo devono impegnarsi società e leghe”.
“Ai calciatori e ai presidenti delle squadre di calcio chiedo di evitare di gettare sempre benzina sul fuoco. Gli arbitri sbagliano, ma se vogliamo cambiare la cultura dobbiamo dare esempi positivi a quei 12 milioni di appassionati che ogni seguono il calcio. I tesserati in primo luogo - spiega il sottosegretario con delega allo Sport- nelle loro dichiarazioni pubbliche dovrebbero essere chiamati a non alimentare, a non contribuire alla retorica degli ultrà perché non aiuta a sterilizzare il fenomeno di proselitismo”.