Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha scritto una lettera alla Gazzetta dello Sport in cui ha spiegato come intende affrontare il problema del tifo violento.
“Egregio direttore, scrivo per fare il punto dopo i fatti di Inter-Napoli e archiviata la 19ª giornata di campionato di Serie A: purtroppo c’è stata una sassaiola contro un pullman di tifosi del Torino. Lo ribadisco: tolleranza zero con i delinquenti, ma sono nettamente contrario alla chiusura degli stadi o di alcuni settori. E non mi convincono neppure i divieti alle trasferte. La responsabilità è sempre personale: non concepisco l’idea di punire tutti gli appassionati, senza distinzioni. Anche perché i violenti sono una sparuta minoranza.
Il mio impegno è portare legalità e rispetto, con la speranza di riempire le tribune e non di svuotarle. Mi piace immaginare gli spalti zeppi di famiglie e bambini, magari già a partire dalle prossime partite che prevedono San Siro a porte chiuse: Regione Lombardia ne sta parlando con il presidente del Csi di Milano. Sarebbe un bel segnale. Estirpare violenti e balordi non sarà facile, ma mi piacciono le sfide. Il 7 gennaio ho convocato al Viminale l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive (con me ci sarà il sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti). L’idea è coinvolgere tutti gli attori. Società, allenatori, calciatori, giornalisti, tifosi indicati dai club. Non è escluso venga anche un rappresentante della Fifa. Dobbiamo guardare agli esempi virtuosi che arrivano dall’estero, magari dando più poteri di intervento agli steward, correggendo le norme per dare più incisività alle Forze dell’Ordine, responsabilizzando le società.
Nel Decreto Sicurezza (convertito in legge) abbiamo già previsto che i club coprano una parte dei costi sostenuti dallo Stato per garantire la sicurezza: più di 30 milioni l’anno di soldi pubblici. I problemi non si risolvono solo con la forza, quando è possibile: è meglio dialogare e inchiodare tutti alle proprie responsabilità. Mi metto in ascolto, come già fatto a novembre per affrontare l’allarme delle violenze contro gli arbitri nei campionati dilettantistici e giovanili. Sono ministro ma anche tifoso: ho girato per gli stadi di mezza Italia, per questo sono sorpreso da chi chiacchiera senza aver mai messo piede in una curva. Leggo con attenzione anche la posizione della Uefa, ovviamente, anche se non la condivido.
Ha criticato «la gestione dell’emergenza vissuta durante Inter-Napoli», per usare le parole della Gazzetta di ieri. Secondo Nyon, Inter-Napoli doveva essere sospesa per i cori razzisti a Koulibaly. Non sono convinto. Stoppare la partita, con gli scontri accaduti prima della sfida, avrebbe potuto provocare guai peggiori per l’ordine pubblico. In più, senza voler giustificare o tollerare volgarità e offese, mi chiedo: intendiamo difendere i giocatori beccati per il colore della pelle, ma non quelli a cui si insultano le madri? Inveire contro la famiglia di un Materazzi si può? E qual è il confine tra l’insulto razzista e l’insulto e basta? Nel 2018, chi disprezza un altro essere umano per il colore della pelle è un cretino. Ma proprio perché il problema razzismo è tremendamente serio, non va banalizzato. Benissimo le campagne di sensibilizzazione, i richiami, le multe. Ma il nocciolo è la mancanza di buonsenso e di rispetto.
Gli atteggiamenti civili vanno coltivati dentro e fuori gli stadi, a partire dalle famiglie e dalle scuole. È anche per questo che – dall’anno prossimo – l’educazione civica tornerà nelle classi. Lavorerò per aggiungere anche l’educazione sportiva. Peraltro, tanto per essere più chiari, vorrei un campione come Koulibaly nel mio Milan. Poi, certo, a proposito di calcio c’è da fare un discorso più ampio. Vogliamo cambiare il rapporto tra questo sport e il business delle tv. Il nostro governo, che ci piace definire del buonsenso, intende aiutare le società che investono nei settori giovanili e nei vivai. L’obiettivo è valorizzare i giovani talenti italiani, così da rafforzare anche i nostri club e la nazionale.
Ps: dato che si parla di stadi e di violenza, ribadisco quanto successo durante la festa della Curva del Milan. Sono abituato a salutare e a parlare con tutti: non chiedo il certificato penale. Ecco perché sono stato immortalato con una persona che, come è emerso, non era specchiata. Mi dispiace, soprattutto per la famiglia e gli amici di Virgilio Motta che ne hanno sofferto: li abbraccio e spero di poter stringere le loro mani, mani di tifosi e di persone perbene”.