Evidentemente, Kevin Anderson ha deciso di unire maratona e tennis. Non si spiegano, altrimenti, le quasi 11 ore di gioco a Wimbledon se consideriamo il quarto di finale con Roger Federer e la semifinale vinta contro John Isner. Il sudafricano si impone 7-6 6-7 6-7 4-6 26-24 contro l'americano e vola all'atto conclusivo, dove affronterà uno tra Djokovic e Nadal, che difficilmente, però, concluderanno la sfida in giornata visto il ritardo causato da questa semifinale che, numeri alla mano, è la più lunga di sempre della storia di Wimbledon.
Dopo Federer, altra maratona per Kevin Anderson, in un match dove, a fare da padrone, è il servizio: non si può spiegare altrimenti, vista la mancata assenza di break point nei primi due set, vinti 7-6 sia dal sudafricano che dall'americano. Qualcosa sembra cambiare nel terzo parziale: Anderson strappa il servizio e vola sul 5-3, ma Isner risponde e torna sul 5-5. Si va ancora al tie break, che premia proprio il numero 10 del mondo. Nel quarto, Anderson, ottavo della classifica Atp, strappa due volte il servizio, chiudendo sul 6-4 e pareggiando il conto dei set dopo 3h46' di gioco.
A quel punto, inizia praticamente un'altra partita: il quinto set, che non prevede tie break, è letteralmente infinito: 2h55' di gioco, praticamente più lungo del primo, secondo e quarto parziale messi insieme. In ben 28 game (saranno 50 in totale nell'ultimo parziale), soltanto quattro palle break, tutte sprecate da Anderson. Al sesto tentativo, però, il sudafricano mette a segno il break point decisivo e, al momento di servire per il match, non sbaglia: è 26-24, una semifinale da record, la più lunga della storia di Wimbledon. Prima finale sull'erba inglese e seconda nei tornei del Grande Slam per il tennista di Johannesburg: la prima era stata quella degli Us Open del 2017, persa contro Rafa Nadal, che potrebbe incrociare proprio in finale. Con la speranza di non aver bisogno di un'altra maratona per vincere il suo primo Grande Slam.