Zanon è tornato dal Brasile, festeggiato a tavola tra ricordi e pesce a volontà
di Giuliano Orlando
L’appuntamento è all’Osteria da Zio Ninì – zona Nord di Milano, via Tibullo, una traversa di Viale Certosa, che corre verso il Monumentale - dove il pesce mi assicura Giorgio Bardaro, l’amico di Lorenzo Zanon, che ha fatto da tramite per questa rimpatriata, è il protagonista assoluto, servito nelle più svariate versioni. L’occasione è appunto il ritorno da parte di Zanon che vive da anni in Brasile, nella sua Brianza e il tam tam ha fatto da richiamo dando appuntamento agli amici del passato che a tavola si trasforma in presente. Chi è Lorenzo Zanon possono chiedersi i più giovani, appassionati della noble art, ma all’oscuro del passato di questo gigante che ha dato all’Italia il titolo europeo dei massimi nel 1979 e l’anno dopo a Las Vegas affronta per il mondiale della categoria, incontrando l’allora imbattibile Larry Holmes. Sconfitta onorevole e il premio di 100.000 dollari che Lorenzo seppe mettere a frutto nel modo migliore. Da Zio Ninì arrivano in sedici, con un paio di ex campioni del mondo come l’inossidabile Rocky Mattioli re dei superwelter nel 1977, andando a conquistare la corona iriata a Berlino nella tana di Dagge, il biondo tedesco che faceva strage di cuori femminili e che nell’occasione, dovette baciare il tappeto invece delle walkirie di casa, sotto i pugni feroci dell’italiano. Anche Kamel Bou Alì, sempre sotto l’ala dei Branchini conquistò il mondiale dei superpiuma WBO nel dicembre 1989, battendo il portoricano Antonio Rivera e attualmente gestisce una bella palestra a Milano. C’è Valter Giorgetti che arrivò al titolo europeo, presenti Biagio Pierri e Aristide Pizzo già campioni d’Italia e Maurizio Ronzoni delizioso tecnico nei dilettanti dove raccolse vittorie importanti con la maglia azzurra. A questo drappello titolato, si sono uniti Carlo Garbelli figlio dell’indimenticabile papà Giancarlo, un campione senza corona dal cuore grande, avendo affrontato in carriera campioni come Duilio Loi e Lazslo Papp, Elio Lanzani, Michele Davenia, Sergio Marzi, Silve Angelo Flaborea, Mimmo Anobile e Michele di Terna, alcuni con un passato in guantoni altri amici sinceri di Lorenzo.
Il titolare del locale è Nicola Balice, baffetti sottili e sorriso spontaneo, pugliese di Minervino Murge località in provincia di Barletta, oggi affermato ristoratore al punto che il locale ha clienti a iosa e per trovare posto devi prenotare. Diversamente, ti metti in fila e aspetti sul marciapiede. Pesce promette e pesce arriva, nei più svariati modi. Molluschi a non finire, dalle cozze alla granseola, dalle ostriche alle cannocchie al resto di una compagnia che produce il mare e che Nicola dispensa ai clienti. Anche i primi a base del pescato e poi il dolce e i cannoli fatti sul momento, il liquorino e il caffè per chiudere in gloria. Per fare onore al tutto dovresti avere lo stomaco della balena che ospitò il buon Pinocchio nell’indimenticabile libro di Carlo Collodi, uscito per la prima volta nel 1883 e ancora di moda oggi. Nel 2008 è uscito un film di grande successo. Fra i commensali molti fanno onore ai piatti e tra questi Mattioli che con grande serietà assaggia tutto. Anche Lorenzo si difende bene, come la maggior parte del gruppo. Il sottoscritto osserva e ripassa mentalmente il curriculum dei presenti, che ricorda con dolce nostalgia, avendoli seguiti da bordo ring. Zanon e Mattioli su tutti. Il primo fin dai tempi dei dilettanti, allievo di Luigi Casati, il maestro dell’Unione Lombarda che lo ha sempre seguito e fatto crescere al livello assoluto. Lorenzo si era meritato la convocazione per i Giochi di Monaco 1972. “Avevo vinto la selezione, battendo tutti gli avversari, ma non mi mandarono alle olimpiadi perché secondo loro ero troppo giovane. Una delusione infinita che ancora oggi non ho smaltito. L’anno dopo passo professionista e mi affido a Gigi De Molinari, bravo ma senza gli agganci per salire in alto. Per scindere il contratto voleva soldi essendo io campione d’Italia. Sai cosa decisi? Mi feci battere da Canè e passai con Umberto Branchini senza pagare penale. Con lui conquistai l’europeo, disputai il mondiale e ottenni buone borse che sfruttai bene. Quando smisi ero titolare di un’azienda che costruiva caminetti, poi allestii una struttura polifunzionale per lo sport. Misi tra le esperienze anche una breve fase politica ma senza entusiasmo. Giocai anche a football americano e altre divagazioni. Mi sposai e diventai papà di tre figlie tutte diventate giocatrici di basket”. E poi? “Mi stufai dei ritmi infernali imposti dalla nostra società consumistica e dopo un viaggio in Brasile pensai che poteva essere il posto ideale per trascorrere il resto della mia vita. Una scelta che reputo giusta, anche se ogni tanto amo ritornare e trovare amici e un giornalista che ha la pazienza di intervistarmi, non è male”.
Mattioli l’ho conosciuto nei primi anni ’70, emigrante alla rovescia. La famiglia di Ripa Teatina in Abruzzo si era trasferita in Australia e il figlio Rocco aveva scelto la boxe come alternativa per non rischiare iniziative più rischiose e per uscire da una povertà costante di tutti gli emigranti. Rocco diventato Rocky, passa professionista a 16 anni e procede alla grande, campione australiano. I Branchini lo adocchiano, il figlio Adriano lo va a vedere combattere e lo porta in Italia. Dove conferma il valore e un carattere selvatico. Sono l’unico che inizialmente instaura un rapporto amichevole e da quel momento lo seguo nei match più importanti, compresa la trasferta a Berlino, dove diventa campione del mondo. Chi vuol saperne di più, può farlo acquistando il libro “Rocky Marciano the King” con un lungo capitolo dedicato a Mattioli. Ho seguito anche le carriere di Kamel, Giorgetti, Pierri e Pizzo e pure di Ronzoni con i quali ho mantenuto rapporti di grande amicizia. Gli altri presenti da Zio Ninì, li conosco essendo frequentatori delle riunioni, dove il sottoscritto non manca quasi mai. Non conoscevo invece Nicola Balice che ha fatto fortuna meritata a Milano e auguro duri a lungo. Faccio i complimenti a Giorgio Bardato per la tenacia della quale si è armato per condurre tutti al ristorante. Impresa notevole, con Kamel che per arrivarci ha fatto il giro di Milano. Il sottoscritto l’ha trovato in quindici minuti. Buona lettura a tutti, anche a chi non era ai tavoli di Zio Ninì, per conoscere qualcosa di campioni di casa nostra che hanno onorato l’Italia sul ring nel recente passato.
Giuliano Orlando