La grande boxe è tornata a Milano e il successo è andato oltre le più rosee previsioni. Pubblico delle grandi occasioni, un bordo ring di cui si era persa la memoria. Oltre alla presenza femminile, che negli ultimi tempi si è infoltita, sedevano i big della moda, del fashion e dello sport. I giocatori dell’Inter con Nainggolan e D’Ambrosio, oltre ad Andrea Petagna e Marco Borriello, il colosso del rugby Martin Castrogiovanni, il pittore Hassan, lo stilista Burlon, cantanti a go-go, da Sfera Ebbasta, Gue Pequeno, Nina Zilli, Pio e Amedeo, Malika Ayane e tanti altri. Per una sera, dopo decenni, Milano ha ricordato Las Vegas e i tempi di Loi, Benvenuti, Mazzinghi, Parisi e l’ultimo lampo di Fragomeni nel 2008. Per vedere all’opera Vissia Trovato, Maxim Prodan e in particolare Daniele Scardina si è mosso non solo il pubblico degli appassionati, ma quel mondo che fa tendenza e accorre quando l’evento è di sicuro richiamo a significare che il pugilato ha sette vite e anche più. Basta offrire l’occasione.
La serata puntava su tre incontri da main event e nessuno è venuto meno. Neppure la sconfitta di Vissia Trovato (12-2) contro una superlativa Hernandez (10-1), una messicana di talento che ha portato a casa la cintura Silver WBC dei piuma, ha intaccato lo spettacolo e la fiducia del pubblico, che l’ha sostenuta fino alla fine. Il match ha subito preso una piega maledetta per Vissia, centrata da un sinistro preciso dopo meno di 2’. Contata, ha ripreso a combattere. Nella seconda, stessa sentenza, ma stavolta responsabile del KD una evidente testata che purtroppo l’arbitro Barrovecchio non ha visto! Inoltre, la conduzione non è stata delle più felici, denunciando riflessi in calo. Vissia ha perso netto, ma ha tenuto fino alla fine giustificando di essere una leonessa. La Hernandez si è dimostrata a sua volta una tigre con un corredo tecnico superiore all’italiana: veloce e precisa, ha fatto valere la giovinezza dei suoi 28 anni contro i 36 dell’italiana, che era in grande condizione atletica, altrimenti non saresti arrivata ai 10 round. Purtroppo i limiti tecnici hanno fatto la differenza. Onore a vincitrice e vinta. Infatti la OPI la metterà ancora in programma e fa bene. Papà Hernandez si univa alla figlia nel pianto di felicità di famiglia.
Il compito dell’ucraino di Milano, Maxim Prodan (16-0-1) non era semplice. Doveva dimostrare il salto di qualità contro il belga Steve Jamoye (25-7-2), che lo sovrastava in esperienza e anche sul piano tecnico. Prodan ha sofferto nella prima parte, poi ha dato la svolta al match atterrando il rivale nella quinta ripresa, e a quel punto la partita ha orzato verso Prodan, mentre Jamoye ha cercato di ridurre al minimo i rischi e non finire KO. Tutto bene? Solo in parte, perché il pugile cresciuto all’ombra della Opi, ha denunciato carenze evidenti. Su tutto la limitata esperienza.
Inoltre non bisogna aver fretta. Quello che apprende lo mantiene,ma non lo fa velocemente. I fenomeni non nascono come le margherite.
Toccava a Daniele Scardina (16) rispettare le attese del pubblico, una responsabilità pesante, per salire nel ruolo di protagonista assoluto. Fino ad allora la sua attività si era limitata a vittorie di routine o quasi. Sicuramente era cresciuto tecnicamente e questo ha portato la OPI a credere in lui. Il giovanotto aveva quell’innata simpatia che tanto piace alla gente. Componente primaria per compiere il salto di qualità. L’ostacolo finlandese Henri Kekalainen (11-6), sulla carta era su misura e lo ha confermato sul ring. D’altronde non aveva nulla da perdere, per cui ha giocato la sua partita dando il meglio. Non è bastato, perché il ragazzo milanese, da qualche anno residente a Miami in Florida, ha vinto la sfida su tutta la linea, ottenendo non solo il verdetto dei giudici, ma gli applausi convinti del pubblico e in particolare di quegli spettatori accorsi per la curiosità di vedere all’opera questo pugile spuntato dalle nebbie di Rozzano, quella periferia metropolitana che sembra assersi svegliata dal letargo negativo. Dopo aver vinto il Festival di Sanremo con Mohammad, vince un’altra sfida a suon di pugni con Scardina. Che conferma la prevista superiorità: più veloce e preciso, e anche più potente, come dimostra il KD al secondo round, su montante al corpo.
Deve perfezionare alcune cose, ma è sulla buona strada. Contatto Daniele il giorno dopo, quando l’eco del successo è ancora nell’aria, mentre il protagonista smaltisce le tossine di una fatica non lieve, concedendosi il meritato riposo, tradotto in una lunga dormita nella casa dei genitori.
Che voto di daresti da uno a dieci?
"Diciamo otto, pensando di arrivare al dieci in futuro, quando sarà il momento di raggiungere il traguardo iridato".
Il tuo giudizio tecnico sull’incontro?
"Tutto come avevo programmato. Solo nel primo tempo, mi sentivo un po’ legato, poi alla seconda l’ho colpito al corpo e si è inginocchiato, ma ha saputo reagire bene. Era preparatissimo, anche se prevedibile. A metà incontro sembrava sfinito, invece trovava energie incredibili e mi dava fastidio il sinistro che portava bene e pesante. Anche se capivo di essere in vantaggio, non ho mai forzato troppo, per evitare sorprese. Forse dovevo portare più colpi al corpo e in particolare gli uppercut al mento, che arrivavano netti. Comunque ritengo di aver disputato una buona prova, confermata dagli applausi e dai complimenti degli spettatori, in particolare i calciatori, i cantanti e quella passerella che è tornata a bordo ring, assente da tempo. Eddie Hearn mi ha stretto la mano con sorriso di assenso. Molto importante per il futuro".
Sei impegnato anche nel sociale, assieme al tuo scopritore, il maestro Pino Caputo della Domino, il gym dove sei cresciuto.
"Doveroso dare un aiuto a chi è meno fortunato. In questa occasione mi sono ricordato dei miei amici meno fortunati, a cui voglio un gran bene e poi il sostegno per la nuova palestra che nascerà a breve sempre nella zona Sud di Milano".
Ti aspettavi tanto entusiasmo?
"Lo speravo perché questo aiuta il nostro sport, troppo spesso bistrattato a torto. La boxe è uno sport nobile e lo abbiamo dimostrato l’altra sera offrendo spettacolo e non violenza. Mi ha fatto molto piacere l’attenzione della stampa e io ho cercato di dare un’immagine positiva".
Programmi futuri?
“Resto a Milano fino al prossimo mese, proseguendo il lavoro in palestra di potenziamento, come faccio dopo ogni incontro. Niente guanti, solo lavoro atletico. Parlerò con i ragazzi forse in qualche scuola, viste le richieste. Poi tornò a Miami. Sul ring ci rivediamo a giugno, probabilmente ancora a Milano”.
I responsabili della serata, i fratelli Alex e Christian Cherchi, col papà Salvatore in sala regia, possono finalmente respirare. La vigilia non è stata delle più tranquille, in particolare per la fiscalità della Commissione di vigilanza.
“Ho ritirato l’ok per la riunione alle 15.30 di venerdì - confessa Alex – dopo visite accuratissime. Per fortuna tutto il resto è andato bene. Pubblico meraviglioso e un bordo ring che non si vedeva dagli anni ’90 con Parisi. La boxe dimostra di essere uno sport sempre popolarissimo. Basta offrire lo spettacolo giusto. Col contratto stipulato con la Matchroome di Eddie Hearn, che si è detto soddisfatto del lavoro che stiamo svolgendo e l’emittente Dazn, possiamo allestire belle serate e il pubblico risponde. Appena riapre il Palalido siamo sicuri di iniziare un cammino positivo per il rilancio della grande boxe, anche se proseguiremo col Teatro Principe, che ha permesso per anni di mantenere il contatto col pubblico”.
A questo punto interviene Christian Cherchi, l’artefice dello storico accordo con Eddie Hearn, per otto riunioni in Italia, che si concluderà a novembre.
"Abbiamo portato a termine le prime due con soddisfazione reciproca. Anche per noi è stata un’esperienza importante e difficile e stiamo cercando di migliorare sempre. A Milano il pubblico è rimasto soddisfatto a significare che siamo sulla strada giusta. Ogni incontro ha offerto spettacolo e questo conta. Non abbiamo i campioni del passato, ma cerchiamo di farli crescere e conoscere. Siamo partiti da numeri molto limitati, stiamo crescendo insieme".
Ai due fratelli chiedo il giudizio su Prodan e Scardina.
“Il bicchiere è ancora a metà, speriamo sia mezzo pieno e si orienti verso il riempimento. Prodan ha compiuto qualche passo avanti, ma non basta se vuole toccare le vette a cui aspira. Si muove meglio sul tronco, ma non conclude quando accorcia, affidandosi sul colpo unico. Che faccia male è un dato di fatto, ma non sa tagliare la strada all’avversario che si muove molto per evitare lo scambio corto. Jamoye era su misura per lui: veloce di gambe e di braccia, non troppo potente e molto esperto. Tutto questo lo sapeva e quindi doveva chiuderlo. Lo ha fatto solo in parte. Non era convinto e deciso, gli lasciava spazio e iniziativa. Da ragazzo intelligente, col suo maestro Franco, deve fare il possibile per compiere ulteriori miglioramenti. E’ arrivata la prima cintura, deve fare il modo che sia solo l’inizio”.
Su Scardina che giudizio date?
“Daniele erano in pochi a conoscerlo, noi ne avevamo seguito tutta la carriera. Siamo rimasti in contatto anche quando ha scelto l’America da professionista. La sua prova nel complesso è stata positiva e conferma le qualità del pugile, che ha un grande pregio: sa essere personaggio senza esagerare. A Milano ha tenuto banco con i media, sul ring è stato bravo a vincere dando anche spettacolo. Non è un fenomeno ma può ancora crescere e ha tantissima volontà. Ha capito che questo lavoro può ripagarlo dei sacrifici, quindi si impegna. Lo ripresenteremo ancora a Milano e se possibile, contro un italiano quotato (Goddi? ndr) per farlo conoscere ulteriormente. Potrebbe diventare un bel personaggio, nonostante i tatuaggi. Daniele è intelligente e ascolta molto. Due qualità importanti. Sa che deve crescere ancora e quindi non si concede distrazioni dannose”.
Si sono visti anche Morello, Nmomah e Natalizi. Un giudizio?
“Dario Morello (14) ha qualità tecniche, ma combatte come un dilettante. Se intende fare strada deve allenarsi sul serio e non come ha fatto finora, addirittura da solo. Se capisce questo va bene, diversamente non ha sbocchi oltre l’Italia. Ha portato centinaia di pugni a bersaglio, ma il croato Ivan Njegac (10-9) li ha assorbiti senza il minimo danno. Credo che su questo debba riflettere, per cambiare preparazione. Samuel Nmomah (10), in attesa della nazionalizzazione, sia pure lentamente progredisce e vista l’età (22 anni), lascia sperare, Ha mezzi incredibili, ma tutti da realizzare a cominciare dalla decisione e poi deve imparare a colpire alla corta distanza dove è nullo. Mi sembra troppo buono, invece deve essere più cattivo. Il polacco Adam Cieslak (6-5) era da battere prima del limite. Mirko Natalizi (4) ha ripetuto la prova di Firenze, partenza e mille per due round, facendo contare il serbo Predag Cvetkovic (5-17) poi freno a mano tirato e vittoria senza entusiasmare, contro un modesto avversario. Così non va avanti”.
I prossimi impegni?
“Il 26 aprile o il 3 maggio a Firenze con Turchi, Fiordigiglio, Obbadi, Riguccini, Natalizi e altri. Sempre in aprile torneremo al Principe e nel milanese, a giugno contiamo di organizzare la quarta serata come Matchroom ancora a Milano. Proseguiremo con scadenza mensile a Luglio, settembre e ottobre. A novembre concluderemo l’accordo con l’ottavo appuntamento che speriamo possa realizzarsi nel nuovo Palalido, con una serata davvero esplosiva”.
Con questa serata Milano ha confermato la vocazione a tornare in vetta nel pugilato. Aspettiamo il resto della stagione e l’apertura del Palalido che potrebbe tornare al ruolo di impianto ideale per la boxe come lo è stata per decenni in passato.
Giuliano Orlando
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